Appassionati o semplici curiosi, esperti di melasse e distillati o neofiti alla ricerca di nuove esperienze gustative sono stati moltissimi i partecipanti alla seconda edizione dello Showrum, festival dedicato, appunto, al Rum, svoltosi a Roma lo scorso 17 e 18 ottobre. Un successo quasi annunciato visto il clima di crescente interesse che circonda, ormai da alcuni anni, il variegato mondo del drinking. Come in molte manifestazioni di settore la due giorni organizzata da Leonardo Pinto (Isla de Rum) vedeva, accanto alle più tradizionali esposizioni delle varie produzioni, la presenza di seminari e masterclass, e ben due competizioni (una dedicata alla valutazione dei singoli imbottigliamenti, l’altra all’ideazioni di nuove miscelazioni a base Rum).
Un racconto che si rispetti di un festival comeShowrum non può che iniziare dagli espositori che hanno popolato la Sala delle fontane consentendo a tutti i partecipanti di degustare un’elevatissimo numero di bottiglie e di etichette. Dalle Barbados (Plantation) alle Canarie (Ron Aguere), dalla Repubblica Dominicana (Brugel, protagonista anche di una masterclass, Barbancourt) al Nicaragua (Flor de Caña), fino al Venezuela (presente con sotto la denominazione Ron de Venezuela che raccoglieva alcuni fra i principali produttori del paese sudamericano come Cacique, Diplomat, Ocumare, Pampero, Quercia, Santa Teresa e Verões), ogni angolo del mondo era rappresentato dalla selezione presente alla manifestazione. Una varietà di scelta che spaziava dai brand più noti (Havana Club, Demerara Distillers) ai prodotti più rari, particolari o quasi irreperibili sul mercato. E’ certamente questo il caso degli spiriti bianchi di Haiti presentati da Clarin. Dalla raccolta alla distillazione l’intera lavorazione di questi Rum è realizzata attraverso metodi tradizionali, restituendo un aroma (dai forti toni di tartufo) ed un gusto assolutamente unico. Decisamente più affabile, gustoso e rotondo al palato, la produzione diSavanna, proveniente da La Reunion (piccola isola situata di fronte al Madagascar), il cui Rum Grand Aroma Vieux 6 anni Single Cask (nonostante i suoi 63,2°) ci ha conquistato.
Le masterclass
Non solo degustazioni nella due giorni di Showrum. Per chi infatti voleva approfondire la propria conoscenza in materia di Rum il programma ideato da Leonardo Pinto prevedeva otto masterclass. Maggiormente adatto agli addetti ai lavori la prima giornata ha visto come protagonista la mixology con due seminari a cura di Leonardo Leuci e Fabio Bacchi (“Miscelazione Cubana”) e di Ian Burrell (“Il rum in miscelazione – Il TIKI”). Al centro del dibattito del secondo giorno di festival sono state direttamente alcune aziende, raccontatesi in quattro interessanti incontri. Dall’esperienza dalla piccola ReimonenQ, letteralmente tramandata ai partecipanti dall’ottantunenne Leopold, titolare della distilleria della Guadalupa, alla ben più grande Abuelo, marchio emergente di Panama, presentata dal brand ambassador Cristóbal Srokowski, le masterclass hanno consentito, anche ai nuovi adepti, di avvicinarsi al vasto universo del Rum.
Le competition
Un’ultima notazione va infine riservata alle due competizioni. Molti i premi assegnati dalla folta giuria della Tasting Competition. Suddivisi per metodo di distillazione (Column still e Pot still), durata dell’invecchiamento, tipologia di produzione (con 5 categorie riservate ai Rum agricoli) loShowrum ha assegnato oltre 20 riconoscimenti. Molto più scanzonata la sfida fra “Pirates vs Captains”, organizzata da Paolo Sanna e Patrick Pistolesi, che ha visto fronteggiarsi alcuni fra i migliori barman della capitale. Con jigger e shaker al posto di spade e moschetti la sfida ha coinvolto e divertito il pubblico dello Showrum, per un format che, siamo sicuri, verrà certamente imitato e ripetuto.
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